Erminio Ferrari (IT)
Fransè
2005
Aus: Erminio Ferrari. Fransè. 2005
Sono salito al Monte con gli occhi d’un altro. I miei li oscurava un dolore, il vuoto lasciato dalla morte di Fransè. Come avrebbero potuto accogliere ancora il tormento dell’ultimo sole?
Sulla valle gravavano nubi basse. Una luce autunnale si rifletteva sul loro strato superiore, producendo un abbaglio. Vi si perdeva un sentimento incerto.
Dovevo accomodare la staccionata che chiude lo spazio della stalla, inchiodare i tonchi snelli e lunghi di giovani larici tagliati nel fitto del bosco, dove l’assenza di luce li costringe a filare verso l’alto, perdendo forza e guadagnando in altezza.
Mansioni d’autunno, di stagione placata. Quella in cui si consuma la lunga purificazione delle selve, che dà colore nuovo alle foglie. Poi l’abbandono.
Ci davo di martello, le mani incollate dalla resina delle giovani piante scortecciate. Pensavo alle mani di Fransè, usate sempre con parsimonia. Per il lavoro, per indicare, per portare alla bocca la sigaretta; mai per accompagnare parole che bastavano a se stesse.
È uscito dal bosco un cacciatore. I miei colpi riecheggiavano lo sparo della doppietta che si era levato dall’alto del pascolo.
Dalla cacciatora pendeva la testa di un gallo forcello.
Ho saputo del tuo amico, mi ha detto, non ho mai capito da dove arrivava.
Ha detto ancora qualcosa poi ha salutato.
Ci restano così poche cose, se si può chiamare cosa il sentimento che nutriamo per una persona.