Fleur Jaeggy (IT)
Proleterka
Adelphi Edizioni, 2001
Aus: Fleur Jaeggy. Proleterka. Adelphi Edizioni, 2001
Sono passati molti anni e questa mattina ho un desiderio improvviso: vorrei le ceneri di mio padre.
Dopo la cremazione, mi mandarono un piccolo oggetto che aveva resistito al fuoco. Un chiodo. Lo restituirono intatto. Mi domandai allora se veramente l’avevano lasciato nella tasca del vestito. Deve bruciare con Johannes, avevo detto agli inservienti del crematorio. Non dovevano toglierlo dalla tasca. Nelle mani sarebbe stato troppo visibile. Oggi vorrei le ceneri. Sarà un’urna come tante. Il nome inciso su una targhetta. Un po’ come le piastrine dei soldati. Come mai allora non mi venne in mente di chiedere le ceneri?
A quel tempo non pensavo ai morti. Loro vengono incontro tardi. Richiamano quando sentono che diventiamo prede ed è ora di andare a caccia. Quando Johannes morì non ho pensato che morisse veramente. Ho partecipato alle esequie. Nient’altro. Dopo la cerimonia funebre, sono andata via subito. Era una giornata azzurra, tutto era finito. La signorina Gerda si è occupata di ogni dettaglio. Di questo le sono grata. Ha preso appuntamento per me con il parrucchiere. Mi ha procurato un tailleur nero. Modesto. Ha seguito scrupolosamente le volontà di Johannes.
Mio padre l’ho visto per l’ultima volta in un luogo freddo. Gli ho dato un saluto.
Do, 29.05.03, 20:30
So, 01.06.03, 10:30
La paura del cielo
Adelphi Edizioni, 1994
Aus: Fleur Jaeggy. La paura del cielo. Adelphi Edizioni, 1994
Era un matrimonio ben fatto. I coniugi Ruegg vivevano in campagna, possedevano un allevamento di bestiame. La moglie Gretel era una donna prudente. Forse da giovane, prima di sposarsi, può aver avuto qualche curiosità per il mondo, che ben presto si affievolì. Con il passare degli anni, non ne ebbe più alcuna. C'erano le bestie innanzitutto, poi nacquero tre femmine. Ogni due anni. Puntuali. A trentacinque anni Gretel era una madre orgogliosa. Partorivano le bestie, aveva partorito lei. Ma, mentre le bestie sembravano indifferenti al oro destino, Gretel lo paventava. Un' ombra era scesa su di lei e la tormentava. La felicità si era guastata. Il marito si era coperto il viso con le mani forti e grosse, dopo aver visto le femmine nella culla. «È una maledizione» aveva gridato. «È una maledizione» aveva gridato alla terza volta. Tutti hanno udito le imprecazioni, i ragazzi che lavoravano, le bestie e la campagna. Come da un vento funesto che spinga gli arbusti secchi a formare corone, la voce di chi imprecava fu sospinta sino al confine con la Cecoslovacchia. Era la voce di Otto Karl Ruegg.
Fr, 17.05.96, 17:00
I beati anni del castigo
1989
Aus: Fleur Jaeggy. I beati anni del castigo. 1989
A quattordici anni ero educanda in un collegio dell'Appenzell. Luoghi dove Robert Walser aveva fatto molto passeggiate quando stava manicomio, a Herisau, non lontano dal nostro istituto. È morto nella neve. Fotografie mostrano le sue orme e la positura del corpo nella neve. Noi non conoscevamo lo scrittore. E non lo conosceva neppure la nostra insegnante di letteratura. A volte penso sia bello morire così, doppo una passaggiata, lasciarsi cadere in un sepolcro naturale, nella neve dell'Appenzell, dopo quasi trent'anni di manicomio, a Herisau. È un vero peccato che non sapessimo dell'esistenza di Walser, avremmo colto un fiore per lui. Anche Kant, prima di morire, si comosse quando una sconosciuta gli offri una rosa. Nell'Appenzell non si puo fare a meno di pas seggiare. Se si guardano le piccole finestre listate di bianco e gli operosi e incandescenti fiori ai davanzali, si avverte un ristagno tropicale, in lussureggiare tenuto alla briglia, si ha l'impressione che dentro succeda qualcosa di serenamente fosco e un poco malato. Un'Arcadia della malattia. La dentro sembra che vi sia pace e idillio di morte, nel nitore. Un tripudio di calce e fiori. Fuori dalle finestre il paesaggio chiama non e un miraggio e uno Zwang, si diceva in collegio, un'imposizione.