Maria Rosaria Valentini

Nata nel 1963 a S. Biagio Saracinisco/Italia, è scrittrice e poeta. Laureata in germanistica, nel 2009 ha vinto con «Di Armadilli e charango...» il premio euro peo di narrativa Giustino Ferri – David Herbert Lawrence. (2017)
Werke (Auswahl)
Magnifica.
Sellerio editore, 2016
Mimose a dicembre.
Keller Verlag, 2013
Antonia.
Gabriele Capelli Editore, 2010
Di armadilli e charango ….
Gabriele Capelli Editore, 2008
Quattro mele annurche.
Gabriele Capelli Editore, 2005
Nomi Cose Città Fiori.
Armando Dadò Editore, 2003
Magnifica
Sellerio editore, 2016
La storia di Ada Maria e della sua famiglia inizia dopo la Seconda guerra mondiale per arrivare ai giorni nostri. Un alternarsi di speranze, morti e amori che, nella cruda realtà di un paese dell’Appennino, scaturiscono da un misterioso incontro nel bosco. Sarà Magnifica a prendere in mano la penna per comprendere e raccontare una significativa saga familiare, tutta femminile e matrilineare.
Aus: Maria Rosaria Valentini. Magnifica. Sellerio editore, 2016
Le macerie ingozzano gli ultimi orli della paura.
In mezzo a un niente, la speranza non ha corpo; nessuno può toccarla, nessuno può succhiare da una sua mammella assicurandosi un colostro che nutra l’avvenire. Eppure la speranza si sente. Avanza a piedi nudi. Veste assenze. Sussurra voti. Respira al fianco di chi ha fame di vita. Pace ai morti. Non c’è altro da fare. Se non inventare un inizio. La speranza è un’invenzione e per questo sta dalla nostra parte.
Sa, 27.05.17, 12:00
Nomi Cose Città Fiori
Armando Dadò Editore, 2003
Aus: Maria Rosaria Valentini. Nomi Cose Città Fiori. Armando Dadò Editore, 2003
Marta aveva un viso tondo e gli occhi piccoli come due pietruzze, il naso dritto come una freccia. Le guance un po’ molli erano attraversate da purpuree venette che seguivano percorsi precisi, svolgendo una quasi evidente funzione decorativa.
Marta rideva sempre. Anche quando non c’era niente da ridere e forse a me piaceva proprio per questo. Tutte le volte che entravo nel suo negozio avevo la certezza di udire una sua risata: scrosciante all’inizio, tremula nel mezzo, con risucchio verso la fine. Non cambiava spesso vestito, ma cappello sì, quello lo cambiava tutti i giorni e si trattava, in ogni caso, di scelte stravaganti. Sulle spalle, invece, si lasciava cadere degli scialli lavorati all’uncinetto con tanto di fodera per impedire agli spifferi di intrufolarsi nei giochi del punto alto.
Dei suoi abiti si sapeva poco perché rimanevano quasi del tutto nascosti dal bancone dietro al quale serviva i suoi clienti.
Era tabaccaia.
Per entrare nel suo negozio salivo dei gradini di marmo consumati e lisci, sui quali dovevo fare molta attenzione per evitare cadute; poi arrivavo dinanzi alla porta, metà in legno e metà in vetro. (…)